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  • Susanna Di Lernia

Il clima influenza l'influenza?


Come tutti – ahimè - ben sappiamo, l'epidemia influenzale si sviluppa tipicamente nella stagione invernale, tra novembre e marzo nell'emisfero boreale, e tra maggio e settembre in quello australe. Studi sperimentali sono volti a dimostrare che condizioni climatiche di temperatura fredda con un tasso ridotto di umidità favoriscono la trasmissione virale.


Nonostante l'ampia documentazione dei cicli stagionali dell'influenza e la curiosità per quanto riguarda le cause, a oggi, abbiamo però a disposizione pochi dati concreti per indicare chiaramente il motivo per cui il picco di infezione da virus influenzale si verifichi in inverno. La bioclimatologia opera, infatti, con ricerche empiriche o di tipo clinico-epidemiologico; in particolare, ricerca correlazioni con metodi statistici avanzati per stabilire dei legami se non di stretta causalità, almeno di alta probabilità, tra le vicende mutevoli del tempo o le condizioni medie del clima e numerosi disturbi e alterazioni dello stato di salute. Studi sperimentali su animale avrebbero evidenziato l'importanza di due fattori ambientali: bassa umidità relativa (20-40%) e bassa temperatura (5 °C).

La concomitanza di questi due elementi favorirebbe l'attacco del virus influenzale attraverso questi meccanismi:

  1. Respirare aria asciutta può causare essiccazione della mucosa nasale, che a sua volta rende l'organismo più suscettibile alle infezioni da virus respiratori;

  2. L'esposizione a lungo termine all'aria asciutta può influenzare la crescita del virus dell'influenza nel tratto respiratorio superiore e può effettivamente svolgere un ruolo nella stagionalità influenzale;

  3. Il cosiddetto bio-aerosol, ossia l'emissione di micro-praticelle di saliva in cui può essere trasportato il virus, è di dimensioni minori in condizioni di aria secca, potendo così persistere più a lungo nell'aria; al contrario, in condizioni di elevata umidità relativa, le goccioline respiratorie assumono più acqua, divenendo quindi più grandi e pesanti, e permangono sospese nell'aria per minor tempo;

  4. La bassa temperatura garantisce una maggiore sopravvivenza del virus.


Altri fattori ambientali


Ad aggravare ulteriormente la situazione ci sarebbe poi l’azione lesiva dell’inquinamento sull’apparato respiratorio, che può aprire la strada all’ingresso di virus in generale, compreso quello influenzale; può inoltre causare un perdurare dello stato infiammatorio ritardando i processi di guarigione e aumentando il numero di complicanze (bronchiti, polmoniti, asma). Esiste un’azione sinergica fra inquinamento e virus che vale anche per quello influenzale e che spiega, oltre ad altri fattori, la maggior diffusione e gravità che l’epidemia ha nei contesti urbani. Altre ragioni ambientali che favorirebbero lo sviluppo di focolai influenzali possono essere riassunte in questo elenco:

  1. Maggior tempo trascorso in luoghi chiusi nei quali è più facile la trasmissione di virus da persona a persona;

  2. Aumento dei viaggi e dei contatti durante le vacanze invernali;

  3. Ridotta esposizione ai raggi ultravioletti e conseguenti bassi livelli di vitamina D prodotta dalla pelle.


Andamento anomalo della stagione influenzale 2015-2016


Con queste premesse, è più facile comprendere l'andamento anomalo dell’epidemia influenzale della passata stagione, in possibile correlazione con l'altrettanto insolito clima invernale che ha investito la Penisola.


Si è trattato, infatti, di un inverno con un clima particolarmente mite, con temperature ben superiori alle medie stagionali. L'epidemia influenzale 2015-2016 (come si può osservare dalle figure, tratte dal rapporto epidemiologico InflunNet della settimana dal 22 al 28 febbraio 2016, curato dall'Istituto Superiore di Sanità) si è mantenuta su livelli bassi, rispetto al 2014-2015 e agli ultimi anni.


Il picco è stato particolarmente tardivo, a cavallo tra febbraio e marzo 2016. È evidente che la situazione metereologica, con il repentino abbassamento delle temperature che ha portato freddo e neve in Italia nella seconda metà di febbraio, ha influito in modo decisivo sul picco influenzale.


Influenza: un primo bilancio per la stagione 2016-2017 in Italia


L’attuale stagione presenta alcune peculiarità: è caratterizzata da un anticipo di circa 3 settimane e da una rapida impennata dell’incidenza delle sindromi simil influenzali (in tutte le Regioni italiane il periodo epidemico è iniziato nell’ultima settimana del 2016, ovvero in largo anticipo rispetto agli anni passati, quando veniva raggiunto tra fine gennaio e inizio febbraio).


Il mese di Ottobre 2016, dopo un inizio particolarmente mite, ha visto intorno alla sua metà un brusco calo delle temperature, causato da correnti settentrionali che hanno raffreddato repentinamente l'atmosfera, portando le temperature minime su valori prossimi allo zero al Nord.


In questo modo il virus dell'influenza ha avuto modo di proliferare e propagarsi più facilmente, favorito anche del fatto che, in quelle settimane, non era ancora disponibile il vaccino.

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