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  • Pamela Turchiarulo

Se il previsore è…Un cane!


Era l’estate del 2010 quando Paul, un polpo comune che viveva in un acquario pubblico presso il centro di vita marina di Oberhausen, in Germania, acquistò notorietà internazionale in occasione dei mondiali di calcio per la sua presunta capacità, attraverso i propri comportamenti, di "prevedere" i risultati delle partite di in cui era coinvolta la nazionale tedesca.

Ebbene, forse non tutti sanno che dall’altra parte del Pianeta a Punxsutawney, in Pennsylvania, all’interno di un tronco cavo (Gobbler's knob)dove riposa per gran parte del tempo, vive Phil, una marmotta la cui fama è forse meno diffusa di quella di Paul, ma che in termini di abilità previsionale non è certo da meno del suo ‘collega’ mollusco; se tuttavia quest’ultimo curava essenzialmente la pagina sportiva, Phil è invece dedicata alle previsioni meteorologiche, con particolare riguardo alla stagione primaverile. Fin dal lontano 1887, il 2 febbraio di ogni anno negli Stati Uniti ed in Canada si celebra infatti il ‘Groundhog Day’ (‘Giorno della Marmotta’), giornata in cui, attraverso l’osservazione del comportamento del roditore una volta emerso dal Gobbler's knob, viene stabilito quanto ancora lontana sia la fine dell’inverno: se la marmotta, uscendo dal rifugio, non riesce a vedere la sua ombra poichè il tempo è nuvoloso, la primavera è alle porte; se viceversa è in grado di distinguerla perché è una giornata di cielo limpido e, conseguentemente spaventandosi, torna di corsa nella sua tana, l'inverno continuerà per altre sei settimane.

Se da una parte è piuttosto noto che gli animali siano in grado di “prevedere” i grossi eventi sismici grazie alla loro capacità di percepire i debolissimi segnali premonitori che possono immediatamente precederli, assai meno conosciuto dall’altra è il fatto che alcuni di essi abbiano l’incredibile predisposizione di anticipare il tempo atmosferico che arriverà attraverso segnali e comportamenti ben precisi. E se, a differenza dell’ancestrale cultura contadina, che da essi era solita trarre presagi sugli andamenti delle stagioni, la scienza si mostra invero ancora molto dubbiosa riguardo la capacità degli animali di presagire i mutamenti climatici sul lungo periodo, di contro riconosce loro una certa sensibilità nel preavvertire i cambiamenti locali nelle condizioni meteorologiche a brevissimo termine.

In barba alla gerarchia della scala evolutiva, non esistono limiti nell’ambizione di una carriera da meteorologo all’interno del regno animale. Così, anche i più comuni insetti si candidano ad essere identificati come efficienti previsori degli imminenti mutamenti del tempo. Le formiche, ad esempio, se da un lato corrono più velocemente quando la pressione atmosferica è in aumento, dall’altro, al pari di bruchi, lumache e lombrichi, escono allo scoperto in caso di prossime precipitazioni per evitare che la tana, allagata dalla pioggia, possa diventare per loro una trappola mortale. Al contrario le api, in caso di precipitazioni imminenti, si rintanano rapidamente nell’alveare poiché la riduzione della luce concomitante all’arrivo del brutto tempo diminuisce drasticamente la loro vista. Similmente, il prossimo arrivo di un temporale può essere preannunciato dai moscerini quando, in primavera e in estate, ronzano in veri e propri sciami al di sopra delle cime degli alberi. Essendo animali assai leggeri, è sufficiente una lieve folata di vento per spostarli; le forti correnti ascensionali, che sono all’origine di un temporale, tenderebbero quindi a trascinarli bruscamente verso l’alto, ma frapponendo un ostacolo, come è appunto un albero, tra sé stessi ed il suolo, questi piccoli insetti riescono ad ovviare quasi completamente al problema.


Sempre in prossimità di un temporale, mentre grilli e cicale interrompono il loro canto, rane e rospi lasciano le tane per intonare la loro particolare melodia. Cosa che, se è vero, come vuole il detto, che ‘cuor contento il ciel l’aiuta’, ci porterebbe a concludere che insetti ed anfibi abbiano preferenze diametralmente differenti riguardo al tempo meteorologico. La maggiore elettricità dell’aria che prelude alla pioggia sembrerebbe in generale determinare un aumento dell’irrequietezza di numerose specie animali: dalle mucche che si leccano il muso ripetutamente ai maiali che si sfregano contro i muri, dagli asini che agitano le orecchie, alle galline che la sera non vogliono rientrare nel pollaio, dai cavedani che emergono sul pelo dell’acqua, ai cani che scavano buche per rotolarcisi dentro ed ovviare così al prurito generato dall’aumento di cariche elettriche.


Ma quali migliori osservatori dell’atmosfera e dei fenomeni che in essa si svolgono potrebbero mai esserci se non coloro che nell’aria ci vivono? Il bel tempo stabile è annunciato da una maggiore vivacità di tutti i volatili: i piccioni tornano più tardi al nido e si allontanano alla ricerca del cibo, rondoni, rondini, allodole e pettirossi volano ad alta quota, gli usignoli cantano giorno e notte, i corvi si radunano sui campi. Ma se viceversa le rondini volano radenti il terreno o le allodole compaiono in grossi stormi alla sera, a brevissimo tempo potrebbero insorgere piogge o nebbie. All’approssimarsi di una tempesta lo scricciolo cerca rifugio all’interno di siepi o negli incavi degli alberi, mentre se le gazze gracchiano con gran sbattere di ali allora preparate l’ombrello perché potrebbe essere in arrivo la pioggia; e se i merli mangiano con particolare ingordigia, attenzione perché probabilmente sono imminenti precipitazioni di lunga durata.

Numerosi i segnali anche per l’imminente arrivo del vento. Le oche tentano ripetutamente di volare, i piccioni in aria sbattono più forti le ali, le rondini lungo i vigneti si mantengono da un solo lato del filare in attesa di poter catturare gli insetti che il vento sospingerà dal lato opposto. Non da ultimo, gli animali mostrano anche una certa sensibilità nel preannunciare variazioni di temperatura dell’aria. È stato dimostrato che le mucche accaldate tendono a stare preferibilmente in piedi per disperdere calore; lo stare accovacciate sull’erba potrebbe quindi indicare che non sarà una giornata particolarmente calda.



Ma c’è chi fa ancora di meglio, candidandosi al ruolo di vero e proprio ‘strumento di misura’. Vi è mai capitato di sentir parlare dei grilli come del "termometro dei poveri"? In effetti questi animali friniscono più velocemente alle alte temperature e più lentamente quando l'aria si raffredda. La regola generale vale in particolar modo per i grilli della specie Oecanthus fultoni, diffusi in America settentrionale, per i quali esiste persino una legge (Legge di Dolbear, dal nome del fisico statunitense che la scoprì) che permetterebbe di risalire alla temperatura esterna contando il numero di friniti nell'arco di 8 secondi; aggiungendo 5 a questo, si troverebbe infatti l'attuale valore di gradi Celsius dell'ambiente esterno.


Per quanto certe ipotesi possano sembrare un po’ fantascientifiche, quel che è certo è che gli animali, come l’uomo e più dell’uomo, devono fare costantemente i conti con il clima e le mutevoli condizioni ambientali ingegnandosi per la sopravvivenza ed è pertanto ragionevole ipotizzare che, nel loro percorso evolutivo, possano avere sviluppato una certa sensibilità nel ‘prevederli’ con un certo anticipo.


Come l’uomo. Più dell’uomo.

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