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  • Susanna Di Lernia

Analisi del Rischio: I cambiamenti climatici in Italia


Investire risorse nell’adattamento climatico non è più da considerarsi un’”azione ambientale” ma coincide con il promuovere la qualità della vita e la sostenibilità dello sviluppo sociale ed economico italiano. È quanto emerge in modo drammatico dal rapporto “Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in Italia”, realizzato dalla Fondazione CMCC, Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, e presentato la scorsa settimana. Si tratta della prima analisi integrata del rischio climatico in Italia.

Un documento che, a partire dal clima atteso per i prossimi anni, si concentra su singoli settori per fornire informazioni su cosa aspettarci dal futuro e fornire uno strumento a supporto di concrete strategie di sviluppo resiliente e sostenibile e che andrebbe considerato come un’agenda politica, non semplicemente un rapporto scientifico. Oltre a fornire una base conoscitiva rivolta ai decisori politici, il rapporto concorre ad aumentare l’accessibilità e la comunicazione dei risultati per contribuire a costruire comunità consapevoli e informate, così che possano adeguare i propri comportamenti e le proprie scelte; il cambiamento climatico non può più essere percepito come una questione per le generazioni future, sta avvenendo qui e oggi e deve interessare tutti. “Il rapporto rappresenta il punto più avanzato della conoscenza degli impatti e l’analisi di rischio integrato dei cambiamenti climatici in Italia”, ha spiegato Donatella Spano, membro della Fondazione CMCC e docente dell’Università di Sassari, che ha coordinato i trenta autori che hanno redatto i 5 capitoli che compongono la ricerca. (Tutti i materiali sono disponibili su: https://www.cmcc.it/it/analisi-del-rischio-i-cambiamenti-climatici-in-italia)

Il clima atteso per il futuro dell’Italia I diversi modelli climatici sono concordi nel valutare un generalizzato aumento della temperatura fino a 2°C nel periodo 2021-2050 (rispetto a 1981-2010).

Nello scenario peggiore l’aumento della temperatura può raggiungere i 5°C. Per il regime delle precipitazioni esistono invece significative differenze su base geografica: diminuzione delle precipitazioni estive nelle regioni del Centro e del Sud, incrementi al Nord, specialmente in inverno. Sono attesi per il futuro un aumento di eventi di precipitazione intensa, un incremento dei periodi senza pioggia, un marcato aumento nella stagione estiva di giorni di caldo intenso - mediamente fino a +18 giorni di notti tropicali (giorni in cui la temperatura minima supera i 20°C). Lo studio dell’area marino costiera mediterranea indica, nello scenario peggiore, un aumento atteso di circa 1,2°C della temperatura superficiale su base annuale, così come un aumento del livello del mare diversificato con +6 cm per l’Adriatico e +8 cm per il Tirreno. Rischio aggregato per l’Italia

La capacità di adattamento e la resilienza in Italia sono temi che interessano l’intero territorio italiano ma il Sud evidenzia un numero considerevole di comuni con bassi livelli di resilienza ai disastri. Tuttavia, anche se più ricche e sviluppate, le regioni del Nord non sono immuni agli impatti dei cambiamenti climatici, né sono più preparate per affrontarli. Per quanto riguarda gli eventi estremi, la probabilità del rischio è aumentata in Italia del 9% negli ultimi vent’anni. Se si considera anche il livello del mare, si prevede un aumento più elevato a causa dell’ampia estensione di coste e regioni a bassa quota in Italia. I settori chiave Il report prende in considerazione alcuni settori ritenuti particolarmente significativi. Per ciascun settore sono stai analizzati i rischi chiave, i principali impatti su alcune funzioni rilevanti dei singoli settori e i principali aspetti che ne determinano la maggiore o minore vulnerabilità. Le città e l’ambiente urbano


I centri urbani ospitano il 56% della popolazione italiana, sono i principali luoghi in cui si erogano servizi alla cittadinanza e, allo stesso tempo, sono dei veri e propri “hot-spot” per i cambiamenti climatici, sono cioè aree geografiche caratterizzate da vulnerabilità ed esposizione molto elevate. In seguito all’incremento nelle temperature medie ed estreme, alla maggiore frequenza (e durata) delle ondate di calore e di eventi di precipitazione intensa, bambini, anziani, disabili e persone più fragili saranno coloro che subiranno maggiori ripercussioni. Sono attesi, infatti, incrementi di mortalità per cardiopatie ischemiche, ictus, nefropatie e disturbi metabolici da stress termico e un incremento delle malattie respiratorie dovuto al legame tra i fenomeni legati all’innalzamento delle temperature in ambiente urbano (isole di calore) e concentrazioni di ozono (O3) e polveri sottili (PM10).




Rischio geo-idrologico L’Italia rappresenta un’area fortemente soggetta a fenomeni di dissesto geologico, idrologico e idraulico che rappresentano una seria minaccia per la popolazione. Dall’analisi combinata di fattori antropici e degli scenari climatici si evince che è atteso l’aggravarsi di una situazione di per sé molto complessa. L’innalzamento della temperatura e l’aumento di fenomeni di precipitazione localizzati nello spazio hanno un ruolo importante nell’esacerbare il rischio. Nel primo caso, lo scioglimento di neve, ghiaccio e permafrost indica che le aree maggiormente interessate da variazioni in magnitudo e stagionalità dei fenomeni di dissesto sono le zone alpine e appenniniche. Nel secondo caso, precipitazioni intense contribuiscono a un ulteriore aumento del rischio idraulico per piccoli bacini e del rischio associato a fenomeni franosi superficiali nelle aree con suoli con maggior permeabilità.

Risorse idriche Per uno sviluppo sostenibile del territorio la sicurezza idrica è un requisito fondamentale. Gran parte degli impatti dei cambiamenti climatici sulle risorse idriche prospettano una riduzione della quantità della risorsa idrica rinnovabile, sia superficiale che sotterranea, in quasi tutte le zone semi-aride (è attesa nei decenni a venire una sensibile diminuzione della portata, fino al 40% in meno nel 2080). I cambiamenti climatici attesi (periodi prolungati di siccità, eventi estremi e cambiamenti nel regime delle precipitazioni, riduzione della portata degli afflussi), presentano rischi per la qualità dell’acqua e per la sua disponibilità. I rischi più rilevanti per la disponibilità idrica sono legati a elevata competizione settoriale (uso civile, agricolo, industriale, ambientale, produzione energetica) che si inasprisce nella stagione calda quando le risorse sono più scarse e la domanda aumenta (ad esempio per fabbisogno agricolo e turismo). L’esigenza di mantenere un equilibrio tra domanda e disponibilità idrica è diventata una delle principali sfide odierne e lo sarà sempre di più nei decenni a venire.


Agricoltura Il rischio da cambiamenti climatici in Italia per il settore agricolo è rilevante sia per le produzioni vegetali sia per quelle animali. I sistemi agricoli possono andare incontro ad una aumentata variabilità delle produzioni con una tendenza alla riduzione delle rese per molte specie coltivate, accompagnata da una probabile diminuzione delle caratteristiche qualitative dei prodotti, con risposte tuttavia fortemente differenziate a seconda delle aree geografiche e delle specificità colturali. Si evidenzia una possibile espansione verso Nord degli areali di coltivazione per specie come olivo e vite. L’atteso aumento di eventi estremi può, però, limitare l’espansione verso nuovi areali. Impatti negativi sono attesi anche per il settore dell’allevamento, con impatti sia diretti che indiretti sugli animali allevati e conseguenti ripercussioni sulla qualità e la quantità delle produzioni. Per tutto il settore agricolo, la sfida è quella di riuscire ad attuare una profonda trasformazione attraverso opportune scelte politiche ed economiche. Un ruolo importante sarà svolto dalla capacità di creare e diffondere informazione per migliorare la consapevolezza di produttori e consumatori al fine di incrementare la resilienza e la sostenibilità delle produzioni, a garanzia della qualità dei prodotti agricoli, della tutela dell’ambiente, della sicurezza alimentare e della salute del consumatore.

Incendi Il patrimonio forestale costituisce il 35% del territorio nazionale e svolge un fondamentale ruolo multifunzionale capace di erogare, a vantaggio della collettività, benefici sia di tipo economico che di tipo ambientale. L’aumento delle temperature e la riduzione delle precipitazioni medie annue, la maggiore frequenza di eventi meteorologici estremi quali le ondate di calore o la prolungata siccità, interagiscono con gli effetti dell’abbandono delle aree coltivate, dei pascoli e di quelle che un tempo erano foreste gestite, del forte esodo verso le città e le aree costiere, e delle attività di monitoraggio, prevenzione e lotta attiva sempre più efficienti.

Si prevede che i cambiamenti climatici esacerberanno ulteriormente specifiche componenti del rischio di incendi, con conseguenti impatti su persone, beni ed ecosistemi esposti nelle aree più vulnerabili. Sono attesi incrementi superiori al 20% della pericolosità di incendio, spostamento altitudinale delle zone vulnerabili, allungamento (compreso tra i 20 e i 40 giorni) della stagione degli incendi e aumento delle giornate con pericolosità estrema che, a loro volta, si potranno tradurre in un aumento delle superfici percorse con conseguente incremento nelle emissioni di gas a effetto serra e particolato, con impatti quindi sulla salute umana e sul ciclo del carbonio. Costi economici, strumenti e risorse finanziarie I costi degli impatti dei cambiamenti climatici in Italia aumentano rapidamente e in modo esponenziale al crescere dell’innalzamento della temperatura nei diversi scenari, con valori compresi tra lo 0,5% e l’8% del Pil a fine secolo. I cambiamenti climatici aumentano la disuguaglianza economica tra regioni. Tutti i settori dell’economia italiana risultano impattati negativamente dai cambiamenti climatici, tuttavia le perdite maggiori vengono a determinarsi nelle reti e nella dotazione infrastrutturale del Paese, nell’agricoltura e nel settore turistico nei segmenti sia estivo che invernale. I cambiamenti climatici richiederanno numerosi investimenti e rappresentano un’opportunità di sviluppo sostenibile che il Green Deal europeo riconosce come unico modello di sviluppo per il futuro.



È il momento migliore in cui nuovi modi di fare impresa e nuove modalità per una gestione sostenibile del territorio devono entrare a far parte del bagaglio di imprese ed enti pubblici, locali e nazionali. Attuare una trasformazione orientata in questo senso è una priorità assoluta soprattutto nella situazione di crisi sanitaria, sociale e economica causata dalla pandemia di COVID-19, che ha riportato l’attenzione dei governi e dei cittadini sulla necessità di garantire una maggiore resilienza dei sistemi sociali, ambientali e economici agli stress di diversa origine.

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