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  • Samantha Pilati

Tutti cantano la meteo...


C’è chi lo snobba e chi, invece, lo attende con ansia. E’ indubbio però, indipendentemente da quello che se ne pensi, che il Festival di Sanremo, in corso proprio in questi giorni nell’omonima cittadina, sia uno dei più importanti eventi musicali e di costume italiani; anche ai più avversi al Festival capiterà quindi, prima o poi, di sentire una delle canzoni in gara. Il tema più ricorrente nelle canzoni, si sa, è l’amore, in tutte le sue declinazioni e sfaccettature; ma i più attenti avranno notato che anche i fenomeni meteorologici, e ciò ad essi correlato, fanno spesso la loro comparsa in titoli e testi.

Quest’anno compare il cielo nel titolo della canzone di Lodovica Comello (“Il cielo non mi basta”); proprio il cielo, in particolare, ricorre spesso nelle canzoni sanremesi sin dai primi anni di Festival: si ricorda, ad esempio, “Il Cantico del Cielo”, nel 1956; “Occhi neri e cielo blu”, del famoso Claudio Villa, nel 1963; “Io e il cielo”, arrivata in seconda posizione nella categoria “nuovi” nel 1989.


Anche il sole trova grande spazio nelle canzoni sanremesi: la famosa “Di sole e d’azzurro” di Giorgia si è classificata seconda nel 2001, alle spalle di Elisa con “Luce (Tramonti a nord-est)”, altro titolo con decisi riferimenti atmosferici; e terza si è classificata invece, tre anni dopo, la forse meno nota “Aria sole terra e mare” di Linda.


Tra gli eventi atmosferici uno dei più gettonati nei titoli delle canzoni di Sanremo è sicuramente il vento: già nel 1959 saliva sul podio la canzone “Io sono il vento” e, in tempi più recenti, Arisa ha vinto il Festival con “Controvento”.

Anche la pioggia, col suo fascino malinconico, ha trovato molto spazio nel corso degli anni: addirittura nel 2016 Valerio Scanu si rallegra che “Finalmente piove”, mentre Annalisa cita, nello stesso anno, “Il diluvio universale”. Molto più indietro negli anni, nel 1959, Domenico Modugno e Johnny Dorelli hanno trionfato con “Piove (ciao ciao bambina)”.


A Modugno e Dorelli, inoltre, evidentemente i titoli a sfondo atmosferico piacevano, visto che proprio l’anno prima avevano vinto il Festival con la famosissima “Nel blu dipinto di blu”, dove si fa chiaramente riferimento al colore del cielo.


Meno ricorrente, ma talvolta citata, anche la neve: nel 2002 tra le “nuove proposte” arriva seconda “Il passo silenzioso della neve”.


Poteva poi mancare uno dei fenomeni atmosferici più amati e fotografati come l’arcobaleno? Nel 1972 Nicola Di Bari vince il Festival infatti con “I giorni dell’arcobaleno”.


C’è chi poi esagera e non si limita ad un solo fenomeno: Tajoli e Mal, nel 1970, addirittura partecipano con la canzone “Sole pioggia e vento” e nel 2009 Irene Fornaciari crea una sorta di ossimoro con “Spiove il sole”.


Anche le stagioni hanno spesso avuto un loro ruolo importante: come dimenticare, ad esempio, “Maledetta primavera” di Loretta Goggi? La primavera è forse proprio la stagione più citata; ma tutte, prima o poi, hanno fatto la loro comparsa al Festival: ricordiamo “Notti d’estate” nel 1974, “L’inverno cosa fai?” di Piero Focaccia nel 1964 e, infine, “Autunno, cadono le pagine gialle” nel 1979.


Tutti appassionati di meteorologia e fenomeni atmosferici, quindi, i cantanti italiani e i loro parolieri? No…


In realtà se andiamo a leggere i testi delle canzoni in questione ci rendiamo conto che, nella maggior parte dei casi, si tratta sempre e comunque di canzoni d’amore: sole, vento e pioggia vengono quindi utilizzati solo per enfatizzare e descrivere determinate situazioni.


Se la meteorologia, però, viene chiamata in causa così spesso per parlare di amore e sentimenti forse è perché gli eventi meteorologici esercitano un fascino e una attrazione universale su tutti…

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