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  • Chiara Paganelli

Primavera o Primestate?


A partire dal 16 aprile, nella città di Milano e in tutto il nord ovest italiano sono state registrate temperature al di sopra della media del periodo, sicuramente più tipiche della prima fase dell’estate, quasi che la bella stagione avesse deciso di scavalcare la primavera, presentandosi in maniera improvvisa e dirompente. Bisogna però ammettere che il caldo di questi giorni, anche se per alcuni di noi è stata una piacevole sorpresa, proprio per il suo essere un assaggio d’estate, ci ha colto tutti un po’ impreparati, facendoci percepire temperature molto più elevate di quanto, in realtà, non lo siano state in valore assoluto.


Le stesse temperature misurate, ad esempio, durante la stagione estiva, non solo non ci avrebbero fatto provare la medesima sensazione di eccessivo caldo ma, al contrario, sarebbero risultate quasi “gradevoli”, soprattutto se confrontate con le tipiche temperature che stanno caratterizzando sempre di più le estati italiane.


Nei giorni scorsi, la percezione di “caldo esagerato” è stata provocata dallo sbalzo termico, verificatosi in maniera repentina, che non ha dato il tempo al nostro organismo di abituarsi alle elevate temperature occorse.

Quest’ultime, a causa dell’instaurarsi di un robusto campo di alta pressione sull’Europa centro-occidentale, nel giro di un pochi di giorni sono aumentate notevolmente: le temperature massime, ad esempio, hanno fatto registrare una variazione positiva di circa 5°C praticamente da un giorno all’altro.

In più, nei giorni successivi, il perdurare dell’anticiclone sulle aree interessate, ha portato ad un’aggiuntiva crescita delle temperature che, nel giro di una settimana, sono aumentate di quasi 10°C, facendo sì che il nostro organismo venisse sottoposto ad un ulteriore stress termico.

Si può senza dubbio parlare di assaggio d’estate: una tale condizione anticiclonica, che permane per periodi prolungati, è infatti più tipica delle stagioni estive (ed invernali) e non delle stagioni di transizione, come la primavera, caratterizzata solitamente da una maggiore variabilità atmosferica, in cui giornate soleggiate si alternano a periodi di instabilità.


Quanto ci mette il nostro corpo ad acclimatarsi ai cambiamenti di temperatura?

Nel momento in cui il nostro corpo è sottoposto a variazioni climatiche esterne, così come è

stata questa crescita repentina delle temperature, l’organismo mette in atto una serie di meccanismi di termoregolazione per impedire che la temperatura interna si alzi eccessivamente e il nostro corpo vada incontro ad una pericolosa situazione di ipertermia o ad un colpo di calore.


Questo processo di autoregolazione della temperatura, definito acclimatazione o acclimatamento al caldo, e che dura dai 7 ai 10 giorni, comporta dapprima una reazione a livello vasomotore, a cui seguono variazioni dell’attività metabolica e della tiroide.

Inizialmente il nostro corpo risponde alla sollecitazione esterna (l’aumento della temperatura) con una dilatazione dei vasi capillari periferici in modo che un maggior flusso di sangue alla pelle faciliti la dispersione termica. Successivamente, mette in atto il meccanismo della sudorazione che, a sua volta, favorisce la dispersione del calore. Non tutti sanno però che la sola sudorazione non è sufficiente ad abbassare la temperatura corporea: affinché ciò avvenga è necessario che il sudore evapori dalla pelle. È infatti nel passaggio di stato dalla

fase liquida a quella gassosa (l’evaporazione) che il corpo cede calore, consentendo così un abbassamento della sua temperatura.

L’evaporazione avviene in maniera più efficace in condizioni di clima secco (bassi valori di umidità relativa), mentre climi particolarmente umidi contrastano il fenomeno: in presenza di aria maggiormente satura di vapore acqueo, il sudore evapora lentamente e il nostro corpo, raffreddandosi poco, continua ad avvertire una sensazione di caldo.


La temperatura che il corpo percepisce, come abbiamo già raccontato in un altro post su questo blog, dipende quindi fortemente non solo dalla temperatura dell’aria ma anche dalla sua umidità relativa. Ad essere precisi, anche la ventilazione a cui è soggetto l’organismo favorisce o meno l’evaporazione del sudore, e quindi la percezione della temperatura, così come l’esposizione diretta ai raggi solari, rispetto ad una situazione in cui il corpo si trova in ombra, accresce la sensazione di calore percepito.


In generale, i primi giorni del processo di acclimatazione sono i più critici, proprio perché il nostro corpo necessita di un po’ di tempo affinché i meccanismi di termoregolazione svolgano efficacemente la loro funzione e il corpo ritrovi l’equilibrio termico. È per questo motivo che le prime giornate di caldo di quest’ultimo periodo ci sono sembrate più calde di quanto non lo siano state in realtà. Le giornate successive, a seguito dell’ulteriore crescita della temperatura, i cui valori massimi a Milano hanno superato i 28°C, sono state oggettivamente più calde, ma il nostro organismo, già in fase di acclimatazione, ha accusato meno l’aumento di temperatura, che è stato anche più graduale.


Ovviamente la percezione del caldo è più o meno accentuata a seconda delle persone: la termoregolazione dipende infatti da molteplici fattori, oltre che dalle variabili atmosferiche sopra considerate, quali la massa corporea dell’individuo, la tipologia di attività fisica svolta, l’abbigliamento indossato, la capacità di produrre sudore da parte dell’organismo (peculiarità più maschile che femminile), etc..


Nonostante molti di noi abbiamo apprezzato questo assaggio di estate o al contrario, abbiano iniziato a mostrare la loro insofferenza verso il caldo estivo, occorre ricordare che questo periodo è in fase conclusiva e già da domani, 27 aprile, a causa del cambio di circolazione, le temperature iniziano ad abbassarsi e a partire dalla giornata di lunedì 30 aprile torneranno su valori tipici primaverili.




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