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  • Susanna Di Lernia

Una rondine non fa primavera, ma una zanzara...


Con l’arrivo dei primi caldi, puntuali come le tasse, si presentano in forze con quel fastidioso ronzio di ali sbattute 600 volte al secondo che non ti fa dormire la notte. Tanti anni e ancora non ho trovato qualcuno che non le odi dal profondo. Come chi?! Le zanzare!


Se pur è il periodo che va da maggio a giugno quello della loro ufficiale comparsa, a causa dei cambiamenti di clima e di temperatura, negli ultimi anni ci siamo abituati alla loro presenza anche durante i mesi invernali; la zanzara tigre, ad esempio, in passato iniziava a pungere da luglio a metà settembre, mentre oggi si palesa già ad aprile e se ne va in giro almeno fino a novembre.


La parentesi estiva che ha interessato una decina di giorni a cavallo tra la seconda e la terza decade di aprile insieme alle piogge degli ultimi giorni, che hanno portato alla formazione di diversi ristagni d’acqua, hanno generato un proliferare di insetti su tutto il Bel Paese.


Sono ben 2500 le specie di zanzare che differiscono tra loro per habitat e abitudini alimentari; una settantina di queste sono state segnalate in Italia.

Sono concentrate soprattutto al Nord Ovest, in particolare in Lombardia e nella Pianura Padana. Al Sud, invece, popolano perlopiù la fascia costiera tirrenica e le due isole maggiori.


Le zanzare trascorrono buona parte della loro vita in acqua per diffondersi nell’ambiente circostante esclusivamente durante lo stato di adulto, dove trovano riparo, nelle ore più calde della giornata, tra la vegetazione.

Le zanzare pungono perché, dal sangue, le femmine di zanzara ricavano le sostanze proteiche necessarie per portare a maturazione le uova; i maschi, invece, si nutrono esclusivamente di liquidi zuccherini vegetali, come il nettare dei fiori o gli essudati dei frutti.


Tra le specie più resistenti nel nostro Paese, c’è la già citata zanzara tigre che, segnalata per la prima volta a Genova una ventina di anni fa e arrivata probabilmente a bordo di pneumatici usati, è ormai diventata la specie dominante nelle nostre città.

Rispetto alle zanzare comuni, le tigre riescono a completare il proprio ciclo biologico anche in piccole raccolte d'acqua dolce. Anche un sottovaso, non regolarmente svuotato, può diventare sede di un potenziale focolaio. Per questo molte Amministrazioni Comunali raccomandano ormai ogni anno di non abbandonare all'esterno oggetti e materiali in cui possa raccogliersi l'acqua piovana.

Le zanzare tigre si riproducono con grande facilità: in autunno depositano uova in grado di resistere anche a cinque gradi sotto zero e, quando arriva il caldo, le larve cominciano a svilupparsi, più o meno rapidamente, a seconda della temperatura dell'acqua, e si trasformano in individui adulti. Poi, qualunque luogo in cui sia presente acqua (tombini, barattoli, cavità di alberi, secchi, bacinelle, annaffiatoi, copertoni abbandonati) è indicato per deporre le uova.


Parlando dell’aspetto che ci riguarda di più, e quindi di meteorologia, quali sono le condizioni climatiche ideali per questi famigerati insetti?

È preferibile una primavera piovosa o asciutta? E ancora, un inverno particolarmente rigido che effetti produce sulla popolazione di zanzare?


Sono sostanzialmente due gli aspetti climatici fondamentali che influenzano la proliferazione delle zanzare: le temperature e le piogge.

Più le temperature si mantengono basse, e più il ciclo di vita delle zanzare è lungo. Quando le temperature medie si aggirano intorno ai 25°C, la zanzara può completare un ciclo di sviluppo in meno di 10 giorni. È per questo che, solitamente, il picco di massima densità avviene tra agosto e settembre.

Primavere particolarmente fresche non impediscono alle zanzare di riprodursi, ma in tempi molto più dilatati. Inoltre, più le temperature sono basse meno le zanzare sono aggressive ovvero si muovono più lentamente e impiegano più tempo a portare a termine la puntura.

Le piogge, se intense e abbondanti, dilavano le larve dai tombini, ma anche l'insetticida eventualmente presente e, soprattutto, innalzando il livello dell'acqua, determinano schiuse massive.

Le piogge creano inoltre molti focolai nuovi ed impediscono o comunque ostacolano i trattamenti.


Quindi, primavere poco piovose e fresche sono l'ideale per limitare l'infestazione di zanzare per il periodo immediatamente successivo.

Per quanto riguarda il periodo invernale invece bisogna dire che sicuramente inverni rigidi causano una maggiore mortalità sulle forme svernanti. È vero però che, una volta ripreso il loro ciclo riproduttivo, le zanzare ci mettono relativamente poco a ripopolare l'ambiente che trovano a loro disposizione, vista la capacità d'incremento esponenziale che hanno.


Sterminarle è quindi molto difficile, anzi direi impossibile, considerata anche la tendenza “tropicale” che ha assunto il clima anche alle nostre latitudini, quindi la soluzione ideale sarebbe che non ci pungessero.

Non sto farneticando, la scienza da anni è realmente impegnata su questo fronte, tentando di capire che cosa le attira in modo da ingannarle e deviarle su trappole.

Quello che sappiamo, a oggi, è che le zanzare sono attratte dalle sostanze chimiche presenti sulla pelle, in particolare da miscele di acidi grassi, che questi insetti sono attrezzatissimi per percepire sottovento. Ma sappiamo anche che ogni specie ha le sue preferenze.

E, siccome esistono (esistono, eccome!) persone che non vengono mai punte, qualcuno è al lavoro per identificare le sostanze che, contrariamente ai repellenti tradizionali - i classici sapori cioè che pare non piacciano alle zanzare (citronella, garofano, timo, basilico, lavanda, citronella … ) -, renderebbero loro più difficile localizzare le “vittime”.


Beh, non possiamo fare altro che augurarcelo. ;-)

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