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  • Susanna Di Lernia

LA VENTATA



Una ventata di realtà? Quando il ristagno non è solo atmosferico.

 

Apprendiamo questa mattina, anche con un certo livello di divertimento perché costituisce indiscutibilmente un diversivo dalle quotidiane attività (se solo la vicenda non fosse il sintomo di una profonda crisi che investe da tempo la sfera dell’informazione), che, secondo una ben nota testata giornalistica nazionale, un presunto studio condotto dalla Fondazione OMD – di cui neanche la Fondazione stessa era a conoscenza fino a qualche ora fa – porterebbe una ventata di realtà sull’amministrazione comunale milanese.

Al centro del fantomatico studio, le cause che, negli ultimi giorni, avrebbero portato oltre il livello di guardia la concentrazione delle polveri sottili nel capoluogo meneghino: principale fonte di emissioni sarebbero dunque i riscaldamenti delle abitazioni e non il traffico automobilistico.

Che a chiamarla semplificazione è un’iperbole.

Ora, chi conosce anche solo un po’ le attività che la Fondazione porta avanti da decenni, saprà anche bene che la stessa si occupa di rilevazioni e osservazioni, di studi di climatologia e meteorologia, e di ricerca e sviluppo nei settori applicativi delle scienze atmosferiche.

Le nostre stazioni meteorologiche rilevano variabili meteorologiche e non dati relativi alla qualità dell’aria, non analizziamo questi dati né tantomeno svolgiamo un inventario delle emissioni volto ad individuare le sorgenti dei principali inquinanti atmosferici, distinti per combustione ed attività.

Diventa quindi difficile immaginare sulla base di quali dati, analisi e informazioni la Fondazione avrebbe potuto (ma anche dovuto, alla fine...) svolgere uno studio di questa natura.

Forse per creare un diversivo dalle attività quotidiane di cui sopra? Lasciamo valutare a voi.

Se e quando interrogati dalla stampa, e dai media in generale, sull’argomento, ci limitiamo, come sempre fatto e come è giusto che sia, a fornire un’analisi in tempo reale delle condizioni atmosferiche che possono eventualmente favorire il ristagno degli inquinanti in prossimità del suolo, qualunque sia la loro fonte.

Viviamo in Pianura Padana e gli studi sull’argomento non mancano di certo. A mancare sono le ventate, appunto, ma non quelle di realtà.

Prendiamo però spunto da questa ennesima e esemplificativa vicenda per ribadire un concetto che periodicamente ci preme molto condividere e sottolineare.

Diffondere informazioni scientifiche (anche se il discorso potrebbe tranquillamente essere declinato su qualsiasi altra disciplina) comporta una grossa responsabilità.

Lo scenario attuale, a seguito della pandemia da Covid, ce lo ricorda tutti i giorni.

Sorvolando sulle (a volte dolose) strumentalizzazioni politiche di cui la scienza diventa sempre più spesso involontaria protagonista, servono specifiche competenze per comprendere in prima analisi i dati che si vanno a diffondere; è fondamentale essere rigorosi, perché una comunicazione scorretta può spingere verso comportamenti controproducenti da parte della popolazione; non da ultimo, va adottato un adeguato approccio metodologico nei riguardi della scienza: è pericoloso correlare, senza il supporto di evidenze scientifiche, in una relazione di causa ed effetto, dati che, se pur eventualmente corrispondenti alla realtà presi singolarmente, diventano profondamente scorretti quando forzatamente legati.

Ai cittadini possiamo solo continuare a ripetere che, nell’infodemia schizofrenica e sregolata in cui siamo tutti immersi e travolti, l’unica cosa da fare SEMPRE è verificare accuratamente le fonti… in questo caso non quelle delle emissioni inquinanti.

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