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  • Bruno Stanzione

LA ROLEX FASTNET RACE 2019 DELLO STUPEFACENTE SAILING TEAM


30/07/2019 - arrivo in UK


Arrivo a Southampton del grosso dell'equipaggio, la barca noleggiata, “joanna of cowes”, un Beneteau First 40, si trova al vicino porto di Hamble le Rice su un canale che si immette nel “Southampton Water" .

L'accoglienza riservata dalle condizioni meteo offre vento, pioggia e freddo a causa di una decisa depressione atlantica che insiste da giorni.

C'è il tempo per conoscere per la prima volta la barca con cui affronteremo questa avventura, l'impatto è positivo, la barca sembra attrezzata bene, le vele tuttavia non sembrano il massimo come poi avremo modo di vedere .


31/07/2019 - allenamento nel Solent


Giornata ancora piuttosto ventosa, fino a 28 nodi di raffica nel Solent, dove ci dirigiamo per l’allenamento e iniziamo ad avere a che fare con 2 fenomeni meteomarini noti teoricamente, ma mai affrontati durante una regata dell’equipaggio: marea e correnti di marea. In mattinata quel giorno c'è corrente di riflusso “ebb” quindi contraria al vento teso da ovest, il risultato è una notevole ripidità dell'onda che rende non semplice la navigazione. Dopo qualche bordo di bolina passando anche avanti Cowes, dove si terrà la partenza, e qualche manovra di presa di mano di terzaroli, ritorniamo indietro con andatura al lasco planando con gennaker A4. La barca ci sembra essere abbastanza stabile di bolina, forse un po’ meno nelle andature portanti con vento, le velocità di punta sono buone ma non eccellenti. Al rientro ci accorgiamo di una rottura della randa in balumina al di sotto di una stecca, la cosa ci preoccupa un po', pensiamo se già si rompe ora, come arriviamo al Fastnet?

Dunque rientrati in porto portiamo subito la vela in veleria per la riparazione, il velaio ci dice che sarà pronta per venerdì 2.


01/08/2019 - skipper & weather briefing a Cowes


Non potendo uscire per allenarci a causa della randa da riparare, dedichiamo la giornata per fare altro: attaccare gli adesivi sulle murate, fare cambusa, conoscere e simulare le procedure di emergenza e studiare nuovamente i fattori locali che incidono in maniera importante sulla strategia di questa regata oltre che le condizioni meteo previste.

Il pomeriggio andiamo a Cowes, dove si tiene il briefing della regata, qui c'è il circolo che ha organizzato la prima regata velica nella storia: il Royal Yacht Squadron. La previsione metereologica esposta al briefing conferma ciò che ci aspettavamo, ovvero vento da sud est nella prima fase di partenza, per poi avere una breve fase di calo del vento, seguita dall'ingresso di venti da ovest- sud ovest, generati da una bassa pressione con il centro tra Scozia e Irlanda, che prevede sulla rotta anche il passaggio di un fronte freddo nella notte tra il 4 e il 5 agosto con raffiche fino a 35 nodi.

Il villaggio della regata è popolato da oltre tremila velisti che parteciperanno a questa edizione della Fastnet, con circa 400 barche iscritte, di cui abbiamo modo di vederne tra le più competitive e spettacolari proprio a Cowes.

Tra Vor 70, Imoca 60, trimarani da record appare chiara l'importanza di questa regata storica, la più grande al mondo come regata di altura, che vide anche consumarsi nel 1979 la tragica edizione nota a tutti i velisti.



02/08/2019 - la vigilia


Arrivo degli ultimi 2 membri dell'equipaggio, seconda ed ultima uscita per provare manovre e cambi vele. Dato il poco vento e la forte corrente che ci porta verso l’uscita del Solent, dopo un paio di ore allenamento ammainiamo le vele e ci portiamo sulla linea di partenza che già si può traguardare grazie all’allineamento tra due dromi illuminati.

Rientro in porto, sistemazione delle ultime cose, cena e a dormire presto per partire carichi e riposati.


03/08/2019 - Start


Ore 10 in barca, un ultimo briefing sulla sicurezza, in particolare sulla procedura di recupero uomo in mare, distribuiti i dispositivi “personal AIS" che ognuno mette nella propria giacca, ci prepariamo per la consueta “sfilata" nel Solent passando attraverso il gate con vele di cappa a riva e i giubbotti di salvataggio indossati. Sull’area di partenza, a 2 ore dal primo start (quello dei multiscafi), il colpo d'occhio è notevole, ci portiamo vicino il porto di Cowes per preparare le vele e osservare le partenze, la nostra (quella del gruppo IRC 2) è alle 13.30 ora locale, preceduta da quelle dei gruppi IRC4 e IRC3, e seguita da quelle dei gruppi IRC1 e IRC0.

Il vento è da sud-est, quindi partenza al lasco mure a sinistra, con corrente di marea che sta per cambiare da flusso a riflusso, ovvero a favore, per circa sei ore successive.

La maggior parte della flotta tende a scegliere il centro della linea, ma vediamo che il lato sinistro, apparentemente con meno aria e meno spazio navigabile, presenta a intermittenza buoni canali di vento.

È il nostro turno: partenza IRC2, scegliamo quindi di partire sull' estremità sinistra della linea (lato Cowes).

Non è facile mantenere la posizione perché la corrente forte (più di due nodi in aumento), che spinge verso l’uscita del Solent, rischia di farci uscire fuori dalla linea. Così ci mettiamo di bolina stretta quasi prua al vento in questo modo la composizione tra la nostra andatura e la corrente ci fa rimanere abbastanza fermi nella zona in cui vogliamo aspettare.

Ci siamo, 1 minuto alla partenza, poggiamo e puntiamo la linea, siamo giusti, forse qualche metro in ritardo così issiamo gennaker A3 qualche secondo prima del tradizionale colpo di cannone.

Partiti, ci accorgiamo subito di aver fatto un'ottima partenza rispetto agli avversari, si continua di gennaker per tutto il Solent, siamo concentratissimi ad ogni variazione del vento sulle vele e questo ci consente di uscire dal Solent tra i primi in reale della nostra flotta, anzi addirittura abbiamo già ripreso le barche di classe IRC3 e IRC4.

Usciti dal canale ammainiamo gennaker perché bisogna orzare per evitare le secche che si estendono fino all’altezza degli iconici “Needles", proprio in quel punto ci passa da sottovento “Rambler88”, destinato a vincere la regata in reale.

Superati i Needles, possiamo nuovamente poggiare e fare rotta per il prossimo waypoint da lasciare a dritta: il famigerato capo di Portland Bill.

In questo punto, già studiato a fondo da mesi, sappiamo che la corrente di marea accelera in maniera incredibile: fino a 6 nodi nelle fasi delle “spring tide" ovvero quella in cui ci troviamo con luna nuova. La decisione se stare vicini e o lontani da Portland è da imputare all'orario, infatti facendo i calcoli per quel giorno, passando il capo prima delle 18/18.30 la corrente è ancora favorevole, viceversa diventa contraria. Data l’andatura al lasco si riesce ad orzare comodamente per passare larghi e non rischiare di rimanere intrappolati.

Questa decisione di restare molto lontani dalla costa viene presa da quasi tutta la flotta, noi invece decidiamo di non estremizzare questa scelta, rimanendo comunque a largo ma più interni rispetto agli avversari.

Al calare della notte, giunti all'altezza della baia di Lyme Bay, la nostra scelta si rivela ottima, infatti il vento cala per il grosso della flotta più all’esterno, mentre noi beneficiamo di aria fresca da terra che ci fa mantenere una discreta andatura di bolina larga quasi fino all’alba.



04/08/2019 - Il fronte freddo nel Celtic Sea


Alle prime luci calo di vento per tutti come previsto, ma già comincia ad arrivare un’onda lunga al mascone di sinistra che lascia presagire l'imminente arrivo del sud ovest.

Questa fase insieme alla notte appena trascorsa è forse quella più strategica della regata ed ancora una volta la interpretiamo molto bene navigando al meglio di bolina tra le nuvole e i piovaschi che si sono venuti a creare.

L'ottima navigazione che stiamo conducendo è confermata dal race tracker che in mattinata ci porta addirittura in testa alla nostra categoria!

Il vento da sud ovest entra definitivamente e da quel momento in poi va crescendo dell’intensità: è già sui 25 nodi quando usciamo dall' English Channel in bolina stretta, lasciando la Cornovaglia a dritta e puntantdo il Waypoint posizionato a nord delle Scilly Island.

È il momento di cambiare vela di prua levando il fiocco 2 e mettendo il fiocco 3 che ci porterà per le successive 300 miglia circa. Questa vela in effetti si rivelerà troppo “grassa” per l’andatura di bolina fino al Fastnet e troppo piccola per il traverso/ lasco stretto del ritorno.

La sera giunti alle Scilly Island, lo scenario cambia decisamente.

Siamo dentro il Celtic Sea dove l'onda si è alzata ed è molto confusa frangendo a causa della forte corrente diretta qui in direzione nord-sud, il vento è stabile sopra i 25 nodi, il cielo plumbeo e carico di acqua. Tutto ciò regala una scena quasi spettrale a queste isole: è il passaggio previsto del “Cold Front".

Un fronte freddo è generalmente accompagnato da fenomeni meteo marini piuttosto violenti quali pioggia battente, raffiche di vento e calo della temperatura, noi li sperimentiamo tutti. L'equipaggio però non si scompone e per quanto possibile continuiamo il nostro schema di turnazione perché siamo appena ad un quarto del percorso.

Chi è in falchetta si ritrova perennemente e completamente bagnato sia di acqua dolce che salata e al termine della guardia scende sotto coperta, appende la cerata si riposa per un paio d’ore e se possibile mette qualcosa sotto i denti. Così facendo si va avanti tutta la notte.


05/08/2019 - rounding the Rock


Qualche ora più tardi verso le 4, il vento inizia ad arrivarci di faccia girando in senso orario da sud-ovest a ovest, facendo diventare l’andatura nuovamente di bolina stretta, ma con 4-5 nodi in meno. Questo è il segno che è passato il fronte freddo, infatti anche il cielo si rasserena, mostrando tutte le tipiche costellazioni dell’emisfero nord, anche se spostate dalla posizione in cui siamo abituati vederle in Italia data la differenza di latitudine.

È nuovamente mattina, il mare è ben formato e confuso e il vento un poco alla volta ritorna ad aumentare e girare a sinistra mettendosi nuovamente sui 60 70 grandi di angolo apparente.

Gli avversari prossimi sono più veloci, ma per la maggior parte di classi superiori, ci sono anche barche di 50-60 piedi, quindi ci motiviamo sapendo che stiamo facendo un’ottima regata.

Tra Le barche della stessa categoria vicine notiamo “Ajeto”, un J122E , il quale è costantemente più veloce di pochi decimi di nodo grazie a vele e scafo piu adatti all'andatura di bolina larga e successivamente di “reaching".

Il nostro fiocco 3 e troppo grasso per l’intensità del vento che in primo pomeriggio incrementa con raffiche fino a 28 nodi, così decidiamo di prendere una mano di terzaroli.

Dopo un paio di ore la nostra scelta di ridurre vela si conferma giusta dato il costante aumento di onda e vento. Continuiamo inesorabili i nostri turni e verso le tre, dopo aver visto le coste irlandesi, guardiamo con frequenza di prua e sopravvento perché iniziamo a figurarcelo e in effetti ad un certo punto è così, scorgiamo una piccola roccia staccata diverse miglia dalla terraferma: è il Fastnet!

Il giro della “Lacrima d'Irlanda” è stata un ‘emozione pura per tutto l'equipaggio, con l'elicottero che stazionava lì per riprendere il passaggio delle imbarcazioni. Il vento e il mare calano in occasione di questa fase, ci mettiamo tutti fuori coperta in assetto per onorare il passaggio del simbolico faro.

Girato il Fastnet Inizia il “returning leg".

Si tratta di un lasco molto stretto con vento sui 25-26 nodi e onda formata , l'assetto ideale sarebbe quello di montare un Jib top da vento forte, purtroppo non avendo questa vela siamo stati costretti a continuare con fiocco 3 che in effetti ci penalizzerà per altre 100 - 150 miglia rispetto ai diretti avversari di classe.

Nonostante ciò, riusciamo più volte a planare sopra i 16 nodi di velocità grazie alla notevole altezza delle onde, che ci assicurano un'altra notte completamente bagnata unitamente ai diversi groppi di pioggia sparsi nel Celtic Sea.


06/08/2019 - crossing the finish line


Prima che finisca la notte nuovamente in rotta per Scilly Island, il vento allarga girando al lasco, quindi issiamo A3 continuando così fino alle isole.

Una volta doppiate, possiamo poggiare ulteriormente, per cui passiamo da A3 a S2. Da lì in poi è una grande poppa fino all’arrivo, il vento aumenta con raffiche fino a 30 nodi, resistiamo senza levare lo spi anche se la barca non è stabilissima ma questo ci consente di macinare miglia su miglia in poco tempo, tanto che per primo pomeriggio siamo già nel canale della Manica.

Inizia di nuovo il gioco delle correnti, anche qui scegliamo bene di stare larghi da Lizard point, dove la corrente contraria nel momento del nostro passaggio al traverso è piuttosto forte, quindi navighiamo diverse miglia mure a dritta per poi strambare e puntare mure a sinistra direttamente su Plymouth.

Quando mancano 40 miglia, la stanchezza inizia a farsi sentire ed ecco che emerge un nuovo stimolo: una sfida di planate con l'altro First 40 “Iritis" che dura per almeno 3 ore e ci da la carica per non rilassarci fino alla fine.

Cala la sera e calano anche il mare e il vento, sono le ultime miglia, sembra fatto a posta per un arrivo tranquillo.

Ma questo non è banale, entriamo al buio nel canale di Plymouth tra diversi segnalamenti luminosi con il vento che si incanala incrementando nuovamente e girando al lasco stretto mentre siamo sotto S2.

Siamo concentrati, cerchiamo di orzare e mantenerci più alti possibile quando non siamo sotto raffica, resistiamo così le ultime 2 miglia.

Non si vede molto ma ad un certo punto sentiamo la tromba, che segnala il nostro arrivo: 3 giorni, 9 ore e 25 minuti, abbiamo concluso la Fastnet Race!

Ci abbracciamo, siamo contentissimi ed emozionati, forse nemmeno abbastanza in relazione all'impresa compiuta.

Infatti molti altri velisti esperti che hanno partecipato più volte e membri dell’organizzazione hanno considerato questa come un’edizione “vera” della Fastnet dove finirla era un risultato non scontato.

Il nostro obiettivo era appunto questo finire la regata ed essere soddisfatti della nostra prestazione.

Pensiamo che sia andata benissimo, considerando che abbiamo occupato il primo posto della nostra classe dopo 24 ore dalla partenza, in quella che è stata l'unica fase strategica e tattica della regata e concludendo quinti nella categoria IRC 2B formata da 40 barche, (il miglior risultato di classe per un Team Italiano).

Quest’impresa ha confermato la validità del Team che ha dimostrato ancora una volta competenza e marineria, adattandosi a condizioni meteomarine diverse da quelle abituali, a bordo del First 40 Joanna, provato per la prima volta solo 3 giorni dalla partenza.

Lo stupefacente Sailing Team torna a casa dopo aver completato quella che viene definita “La regata” dopo una bella dose di autostima, esperienza e divertimento.

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