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  • Cristina Lavecchia

Il surriscaldamento delle città italiane negli ultimi 50 anni


Si è svolto a Roma, dal 4 al 6 ottobre, il “19° Simposio Internazionale sull’inquinamento ambientale e i suoi impatti sulla vita nella regione del Mediterraneo”, organizzato dalla Mediterranean Scientific Association of Environmental Protection (MESAEP), con il supporto di Centro Nazionale delle Ricerche (CNR) e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

Nell’ambito del convegno, Fondazione OMD ha presentato i risultati di uno studio condotto in collaborazione con ISS sul cambiamento climatico in sei città italiane campione.


Il cambiamento climatico nelle città


La variabilità del clima è uno degli aspetti del surriscaldamento globale che più frequentemente è oggetto di attenzione da parte dell’opinione pubblica. Le ondate di calore, le alluvioni, gli episodi di siccità e altri fenomeni meteorologici estremi difficilmente sfuggono al sospetto di una connessione con il cambiamento climatico oggetto di speculazioni e agende politiche internazionali.

E proprio il clima delle città, dove vivono e lavorano milioni di persone, è il nuovo oggetto di approfondimenti e studi volti a caratterizzarne variazioni e possibili evoluzioni: qui i contributi indotti dall’espansione e antropizzazione delle stesse città si sommano a quelli legati al cambiamento climatico a livello globale.

Lo studio di Fondazione OMD e ISS mostra chiaramente che in tutte le città campione si è assistito ad un costante aumento delle temperature medie negli ultimi 50 anni, sia nei quartieri centrali che in periferia.

Gli istogrammi in figura mostrano l’incremento della temperatura media annuale in centro città. La temperatura media è stata calcolata sulla base delle rilevazioni effettuate per un periodo di 30 anni, periodo che in climatologia è richiesto per caratterizzare il clima di una località.

Con poche eccezioni, la tendenza al surriscaldamento si evidenzia sia nei mesi caldi sia in quelli freddi, seppur in misura maggiore nella stagione estiva.


Gli eventi estremi: le ondate di calore


Il surriscaldamento medio delle città è accompagnato da un’estremizzazione climatica, ossia dall’aumento della frequenza e dell’intensità di fenomeni atmosferici anomali: nubifragi, trombe d’aria, grandinate intense, scarsità di precipitazioni, ondate di calore.

Si tratta in realtà di fenomeni che caratterizzano da sempre la normalità climatica delle nostre città, ma che avvengono sporadicamente, da cui il nome di anomalie.

Lo studio di Fondazione OMD ha focalizzato l’attenzione su Milano, la città che ha mostrato il maggior tasso di surriscaldamento tra quelle prese a campione in tutti i mesi dell’anno e, in particolare, durante il periodo estivo.

L’Organizzazione Mondiale della Meteorologia OMM e l’Organizzazione Mondiale della Sanità OMS congiuntamente definiscono un’ondata di calore come un periodo di almeno due giornate consecutive in cui le temperature massime e minime giornaliere superano le rispettive soglie (95° percentile della base dati di riferimento di 30 anni). L’OMM indica quale periodo di riferimento per gli studi sui cambiamenti climatici il trentennio 1961-1990.

Sulla base di questa definizione, a Milano centro città nelle estati (giugno-agosto) degli ultimi 20 anni (1998-2017) si sono verificati 50 episodi di ondate di calore, per un totale di 208 giorni: un tasso di incidenza medio dell’11,3% rispetto alla base dati considerata.


Il numero di giorni di ondate registrati nelle 8 stazioni di Milano della rete Climate Network® nel corso degli ultimi 5 anni (2013-2017), ha poi mostrato situazioni anche molto diverse nelle varie zone della città, dove alcune aree sono risultate sensibilmente più calde di altre.

Il caldo: esposizione e stress termico


Nelle regioni mediterranee e, sempre più spesso, alle medie latitudini le ondate di calore non sono caratterizzate solamente da temperature elevate ma anche da tassi di umidità che concorrono a creare una sensazione di caldo opprimente.

Il caldo è un fenomeno complesso risultante dall’interazione tra temperatura atmosferica, umidità relativa dell’aria, radiazione solare e ventilazione. A livello mondiale, si stanno implementando e sperimentando modelli fisiologici e indici biometeorologici semplificati che quantifichino la percezione del caldo da parte degli individui e che, correlati al grado di stress termico prodotto nella popolazione esposta, permettano di organizzare un sistema pubblico di allerta e prevenzione degli effetti sanitari delle ondate di calore.

Nello studio, Fondazione OMD ha applicato uno degli indici bioclimatologici indicati da OMM-OMS per quantificare la temperatura percepita dagli abitanti di Milano nei diversi quartieri della città. L’indice scelto è l’HUMIDEX (°C), calcolato come funzione oraria di temperatura e umidità relativa atmosferiche, che ben si addice a descrivere le condizioni climatiche di afa e che fisicamente rappresenta una temperatura percepita. Alla scala di valori assunti dall’Humidex è associata una scala di conseguenze sullo stato di benessere e di salute nelle diverse fasce di popolazione, che va dal disagio moderato agli effetti sanitari severi e gravi.

La soglia considerata nella mappa sottostante, che mostra la distribuzione spaziale dell’Humidex in Milano, è 40°C: valore comunemente accettato come elevato e tale da far scattare avvisi e/o provvedimenti per la salute pubblica laddove utilizzato.

Tale distribuzione, come si nota dal confronto tra le due mappe, non coincide con quella delle ondate di calore: ecco perché la considerazione delle sole temperature e della loro variazione nel tempo non è sufficiente per la valutazione degli impatti che le ondate stesse possono avere sulla popolazione.




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