Ma che caldo fa?!
Dopo un periodo caratterizzato da clima più mite, con temperature più in linea con le medie del periodo, una nuova ondata di caldo si appresta ad interessare buona parte dell’Italia. Un anticiclone di matrice africana tornerà difatti ad estendersi sulla nostra Penisola, comportando un deciso aumento delle temperature sino agli inizi della prossima settimana. Ma quando si può parlare di ondata di calore e di valori record di temperatura?
Prima di tutto, quando si sente citare sui media valori record di temperatura, bisogna sempre domandarsi di cosa stiamo parlando, perché spesso, soprattutto negli ultimi anni, si tende a confondere le temperature reali, effettivamente registrate da un termometro, con le “temperature percepite”. Per esempio nelle ultime settimane sono stati realmente registrati valori prossimi o leggermente superiori ai 40°C in molte zone del Sud Italia, come Puglia, Sicilia e Calabria; mentre i 49°C di Ferrara, di cui si è sentito tanto parlare in occasione dell’ondata di caldo di giugno, rappresentavano una temperatura percepita. Il concetto di temperatura percepita parte dall’assunto che la percezione del caldo è maggiore al crescere dell’umidità. Bisogna infatti ricordare che uno dei processi di termoregolazione del corpo umano è legato alla sudorazione e all’evaporazione del sudore: esso, evaporando, sottrae calore abbassando la temperatura. In presenza di un clima caldo, ma con basso tasso di umidità, tale processo avviene più facilmente; al contrario, quando siamo in presenza di caldo afoso, cioè con un quantitativo elevato di umidità, l’evaporazione avviene in maniera più difficoltosa: ne consegue, quindi, un minor dissipamento del calore che, accumulandosi in corpo, amplifica la sensazione di disagio.
Per questo motivo sono stati introdotti degli indici in grado di stimare le condizioni di disagio o benessere in presenza di determinate situazioni meteorologiche; essi si basano sull’utilizzo di formule empiriche che mettono in relazione temperatura e umidità, ricavando un valore di temperatura “apparente”, che è quindi utile per fornire una stima del disagio fisiologico, ma che non è assolutamente da confondersi col valore di temperatura reale effettivamente misurato. Non bisogna inoltre dimenticare che la percezione del caldo ha anche una componente soggettiva: un soggetto debole, malato o anziano percepirà la temperatura in maniera diversa rispetto ad una persona giovane e sana; così come un Lappone avrà probabilmente una percezione diversa rispetto ad un Arabo.
Non esistono, tuttavia, delle temperature-soglia assolute con cui identificare le ondate di calore, in quanto dipenderebbero da diversi fattori tra cui latitudine e altitudine: una stessa temperatura, difatti, può rappresentare un valore nella norma in alcune località, ma essere completamente al di sopra della media altrove.
E’ importante, inoltre, considerare la durata dell’ondata di caldo, oltre che i valori estremi raggiunti, in quanto l’impatto sul fisico e sulla salute è tanto maggiore quanto essa è più prolungata nel tempo.
Un altro fattore significativo è il periodo in cui si verificano le ondate di calore: a maggio e giugno, ad esempio, il fisico non è ancora acclimatato alle temperature estive, di conseguenza anche valori di quest’ultime non eccessivamente elevati posso portare a condizioni di disagio. Nella fase iniziale dell’estate, inoltre, vi è un altro fattore da tenere ampiamente in considerazione: le ore di luce. Nel periodo a cavallo del solstizio d’estate, difatti, le notti sono particolarmente brevi e non permettono, quindi, un dissipamento del calore e una discesa significativa delle temperature, le quali così si mantengono spesso elevate anche nei valori minimi, in particolare nelle grandi città dove, a causa dell’effetto “isola di calore”, le temperature tendono ad essere sempre più elevate rispetto alle zone rurali. Se si considera, poi, che tra maggio e luglio l’energia trasmessa dalla radiazione solare è ai suoi massimi, si capisce facilmente perché le ondate di calore della prima fase dell’estate sono spesso le più intense e, per molti, mal sopportate.
Agosto, caratterizzato solitamente da un cambio di circolazione, specie nella seconda metà del mese, negli ultimi anni è stato tuttavia anch’esso interessato da ondate di caldo che si sono protratte in alcuni casi anche a settembre. E non dimentichiamoci che il valore di temperatura più elevato rilevato nel centro di Milano, 39.8°C nel famigerato 2003, si è registrato proprio in agosto…