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  • Giuseppe Frustaci

SISC 2021


La conferenza annuale della SISC (Società Italiana per le Scienze del Clima), edizione 2021, si è svolta su un arco di 3 giorni e in modalità “a distanza”, ma senza difficoltà tecniche di sorta grazie ad una corretta e attenta organizzazione. La prossima edizione è prevista invece in presenza a Roma, nella seconda metà di ottobre del prossimo anno.


Quella di quest’anno è stata un’edizione più limitata rispetto alle precedenti, con poco più di un centinaio di frequentatori in gran parte italiani, probabilmente a causa della concomitanza con altri eventi e scadenze, come è stato evidenziato in sede conclusiva. Il tema, Accelerating Climate Action, ha orientato molte presentazioni verso aspetti multidisciplinari e applicativi, in particolare sui temi dell’adattamento e sugli aspetti socio-economici del cambiamento climatico: su questi sono intervenuti specialmente i ricercatori stranieri invitati a tenere le 3 Keynote Lectures. Da segnalare anche l’intervento di Antonello Pasini con la sua proposta, sull’onda delle recenti esperienze pandemiche, di istituire una struttura di consulenza scientifica permanente presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Parlamento. Proposta largamente condivisibile, mentre rimane dubbia l’utilità di una sua presentazione nell’ambito di una conferenza scientifica: ma da qualche parte bisogna pur cominciare.


Nella conferenza particolare rilievo ha avuto il tema delle aree urbane, seguendo una tendenza indicata da tempo a livello internazionale e che vede nelle città degli importanti “hot spot” del cambiamento climatico. L’argomento è stato infatti oggetto di due diverse sessioni, tra le 12 in programma (più due dedicate ai posters), che si sono svolte in parallelo a due a due. In questo quadro si è inserita anche la Fondazione OMD, con una presentazione sulla verifica osservativa degli impatti termici a seguito di interventi urbanistici alle varie scale spaziali, basata sullo sviluppo e sperimentazione di tecniche d’analisi elaborate nel corso del progetto ClimaMI.

Le altre presentazioni di queste due sessioni (solo 8 in tutto: e va sottolineata la preponderante presenza del CMMC-Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) hanno riguardato prevalentemente le precipitazioni e gli eventi alluvionali urbani, la pianificazione urbana (aree verdi in particolare), la modellistica ad alta risoluzione e l’analisi del rischio climatico urbano. Tematiche, e relative specializzazioni, molto diverse che, pur contribuendo ad uno sguardo multidisciplinare di sicuro interesse, non hanno facilitato la diretta interazione tra i (pochi) relatori intervenuti. In ogni caso, grazie all’ottima organizzazione, tutte le presentazioni e i posters sono già pubblicamente accessibili sul sito della SISC (https://www.sisclima.it/conferenza-annuale-2021/posters-presentations/).


Come riflessione conclusiva, il tema delle aree urbane nella prospettiva climatica attuale (di grande rilevo anche in ambito nazionale) meriterebbe uno spazio ben maggiore e interamente dedicato, in grado di permettere un confronto specialistico sui diversi ma specifici aspetti scientifici ed un ampio panorama delle varie specializzazioni coinvolte. Tanto più in Italia, dove meteorologia e climatologia urbane sono tematiche ancora ben poco sviluppate: la Fondazione OMD rappresenta infatti, con la propria attività, una vera eccezione nazionale almeno per gli aspetti osservativi e applicativi. È auspicabile che la tematica trovi invece uno spazio adeguato nel quadro delle attività della nascente agenzia nazionale ItaliaMeteo: ci vorrà probabilmente del tempo (il suo primo Direttore è stato appena nominato), intanto però associazioni importanti come AISAM (Associazione Italiana di Scienze dell’Atmosfera e Meteorologia) potrebbero rivolgerle maggiore attenzione e iniziare a preparare un contesto favorevole: vedremo qualcosa in questo senso al suo prossimo congresso nazionale, previsto a Milano in febbraio?

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