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  • Pamela Turchiarulo

MeteoAholic


Molto spesso le persone che soffrono di disturbi d’ansia tentano di gestirla mettendo in atto meccanismi patologici di controllo nei confronti di qualcuno o di qualcosa. Questa condizione, infatti, dà la rassicurante sensazione di mettersi al riparo da ogni rischio, consentendo loro di scegliere di fare una cosa solo qualora da tale rischio sia totalmente esente. Frequentemente, ad essere oggetto di questa spasmodica volontà di controllo è una persona, ma talvolta può divenirlo persino il tempo, dando vita così ad un fenomeno che gli psicologi hanno ribattezzato come ‘meteo-dipendenza’.

Che le informazioni relative alle condizioni del tempo siano tra le notizie più seguite in assoluto è ormai cosa assodata. Lo avevano rivelato già molti anni fa diversi sondaggi svolti in terra anglosassone e la tesi è stata riconfermata in tempi più recenti anche nel nostro paese, dove addirittura sembrerebbe che due terzi dei cittadini non resista alla tentazione di dare uno sguardo alle previsioni meteorologiche prima di andare a dormire la sera e di controllarne gli ultimi aggiornamenti prima di uscire di casa al mattino. Ma in questo, tutto sommato, non ci sarebbe nulla di male, anzi. Le informazioni meteo, se correttamente diffuse e recepite, possono rappresentare un importante strumento di pianificazione, organizzazione e tutela della sicurezza: va da sé, ad esempio, che sia senz’altro meglio evitare di mettersi in viaggio per il fine settimana se è prevista un’abbondante nevicata. Il problema nasce tuttavia nel momento in cui si arriva a sviluppare una vera e propria dipendenza da questo tipo di informazioni e, soprattutto, quando l’ansia da previsioni meteo arriva al punto da influenzare e condizionare quotidianamente decisioni e comportamenti.

Una quota di responsabilità, da questo punto di vista, è senz’altro da attribuire agli organi di informazione, che contribuiscono al fenomeno della meteo-dipendenza sotto due differenti aspetti. In primo luogo diffondendo un’enorme quantità di informazioni sull’argomento. La risposta emotiva delle persone è infatti direttamente proporzionale allo stimolo, cosìcchè, anche una notizia assolutamente normale come quella di una perturbazione in arrivo, se ripetuta all’infinito, può assumere proporzioni inquietanti ed indurre ad atteggiamenti ossessivi di rifiuto del rischio. Il crescente sensazionalismo, la diffusione continua di fuorvianti allarmi meteo, la volontà di fare notizia a tutti i costi, fanno il resto. Un recente studio, ad esempio, ha dimostrato come il bombardamento di notizie sul rischio di neve e gelo possa arrivare a causare angoscia e necessità compulsiva di informazioni negli individui.

I soggetti più esposti alla meteo-dipendenza sono in genere quelli più fragili: persone che stanno attraversando un periodo di incertezza economica, affettiva o lavorativa o che nell’appuntamento fisso delle previsioni del tempo possono trovare un modo per avere qualcosa da fare durante la giornata. Non è un caso che, secondo quanto dicono gli psicologi, tra i soggetti che più spesso hanno un comportamento ossessivo nei confronti delle condizioni atmosferiche vi siano gli anziani, che pur paradossalmente sono quelli che escono con meno frequenza e dunque in misura minore sono esposti ad esse. Vivendo da soli, hanno essi infatti bisogno di avere un rapporto fisso con qualcosa e spesso trovano nel meteo ciò che fa esattamente al caso loro.

Senza arrivare a toccare l’aspetto patologico, c’è da dire che, nel corso degli ultimi decenni, i grossi progressi fatti nell’ambito delle previsioni del tempo e la facilità di accesso alle relative informazioni che lo sviluppo delle nuove tecnologie ha aumentato esponenzialmente, ci hanno reso invero tutti un po’ meteo dipendenti. Difficilmente, oggi come oggi, accettiamo di non sapere il giorno prima come dovremo vestirci l’indomani, tantomeno siamo disposti a tollerare di non poter organizzare con largo anticipo un evento o una giornata di festa in funzione di come sarà il tempo. Ecco che allora iniziamo a consultare compulsivamente tutte le fonti di informazioni disponibili, verificandone con trepidazione ogni successivo aggiornamento, predisposti ad offrire fiducia incondizionata a chiunque prometta condizioni conformi ai nostri desideri.



Un po’ “maniacale”? Forse. Poco scientifico? Sicuramente. Ma in fondo innocuo, a condizione che non diventi limitante. La differenza che intercorre tra chi avverte l’esigenza di sapere che tempo farà in maniera patologica e chi no sta infatti nella necessità di eliminare il rischio dell’imprevisto o, laddove questo non sia possibile, evitare a priori di fare qualcosa.

Ma in realtà, nella maggior parte delle situazioni, il non poter controllare l’ambiente circostante non richiede di cambiare radicalmente i propri programmi di vita. Vorrà dire che se è prevista pioggia ci porteremo l'ombrello, se le condizioni sono brutte partiremo di pomeriggio invece che di mattina. Ma se aspettiamo compulsivamente la giornata splendida, magari con tutte le previsioni meteo concordi, non usciremo più da casa se non in piena estate. Sempre che non sia stato annunciato il rischio di caldo.

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