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  • Susanna Di Lernia

#springbreak


Dopo un mese di gennaio chiusosi, a Milano, con un'anomalia positiva di circa 1,5 °C, da oltre due settimane ormai le temperature che si registrano sono più tipiche del periodo tardo primaverile.

Un lungo periodo così mite nel pieno della stagione invernale fa sì che nei giardini delle nostre città, con diverse settimane di anticipo, la primavera sia già sbocciata improvvisamente (con buona pace degli allergici) mentre, nelle campagne, vigne e alberi da frutto, impossibilitati a vivere appieno la fase di quiescenza, subiscano un risveglio anticipato, con fioriture anomale già nel mese di febbraio.

In città è vissuto sempre con un certo entusiasmo il magico, seppur brevissimo, momento in cui il tragitto che percorriamo per raggiungere il posto di lavoro si addolcisce improvvisamente con macchie di colore qua e là: il giallo caldo di forsizie e narcisi, il rosa delicato di magnolie e ciliegi o quello più intenso delle camelie.

Così, mentre gli alberi si riempiono di gemme e foglie nuove in tempi sempre più anticipati, il popolo degli instagramers prepara gli smartphone per snocciolare sulle bacheche dei social immagini di fiori e lunghi elenchi di ashtag “petalosi”, i più attenti riflettono sulle anomalie climatiche e gli agricoltori, invece, si preoccupano del fatto che un più che prevedibile, soprattutto in questo periodo dell’anno, calo delle temperature con conseguenti gelate può avere effetti disastrosi sulle piante in fiore e sulla raccolta estiva dei frutti.


Mancano solo un paio di giorni all’inizio della primavera meteorologica e, sebbene stando alla modellistica attuale, non sono previsti, per il momento, bruschi tracolli termici, incursioni di aria fredda con conseguenti piogge e nevicate anche in pianura, non sono certo da escludere...

Un periodo prolungato di freddo intenso, nel periodo più delicato del ciclo vitale di una pianta, ovvero quello del suo risveglio, danneggia irreparabilmente le gemme e mette a serio rischio la fruttificazione.


Gli agricoltori sono da sempre preparati ad affrontare quelle che vengono definite gelate tardive, ovvero forti abbassamenti di temperatura che, a partire da valori positivi, raggiunge valori inferiori allo zero a primavera ormai inoltrata. Se pur molto pericolosi per l’incolumità di interi raccolti, questi episodi non sono in realtà molto frequenti.

Diversamente, se le piante vengono indotte, in questo periodo dell’anno, ad un risveglio anticipato a fronte di inverni molto miti e poveri di piogge, la probabilità che si assista ad un crollo delle temperature per un periodo anche prolungato nella fase di gemmazione e fioritura è decisamente molto più alta.

Non sappiamo se nelle prossime settimane si verranno a creare condizioni meteorologiche "rischiose" per la raccolta di quest’anno, ci auguriamo di no, ma questo dovrebbe servire come spunto di riflessione in tema di riscaldamento globale, adattamento e resilienza.


La fioritura e la foliazione precoci sono uno degli effetti più evidenti del cambiamento climatico e, in particolare, dell'aumento della temperatura, ma non sono gli unici.

Come riporta la Coldiretti, aumentano anche le infezioni fungine o le infestazioni di insetti patogeni che proliferano per effetto delle più alte temperature.

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