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  • Giuseppe Frustaci

"La meteorologia a Brera" di Luigi Santomauro


Luigi Santomauro è stato un personaggio chiave nella storia recente dell’Osservatorio Meteorologico di Milano Brera: ha infatti non solo lasciato un’ampia produzione scientifica in campi anche molto differenziati della climatologia, meteorologia e più in generale della fisica dell’atmosfera, ma si è anche venuto a trovare a cavallo della fase cruciale in cui la componente meteorologica ha di fatto lasciato Palazzo Brera, rimasto alla fine sede della sola parte astronomica pur continuandovi con alterne vicende alcune misurazioni (oggi riprese da ARPA Lombardia).


I dettagli degli sviluppi a noi più vicini della meteorologia braidense sono tuttavia un tema ben diverso da quello descritto nella sua breve opera che vogliamo qui ricordare, e cioè “La Meteorologia a Brera”, pubblicato negli Atti del “Symposium Internazionale celebrativo del 50° Anniversario della nascita di B.G. Boscovich e del 200° Anniversario della Fondazione dell’Osservatorio di Brera (6-8 ottobre 1962)”.


Si tratta di un articolo di una decina di pagine (conservato presso la nostra biblioteca in più copie in forma di Estratto dagli Atti) nelle quali l’Autore delinea una storia della meteorologia in Brera dai suoi inizi (1763, a cura dei Padri Gesuiti) e fino ai primi anni ’60 del Novecento, concludendo con i propri contributi che si riannodano a quelli dei suoi numerosi predecessori (Celoria e Schiaparelli, per citarne solo due tra i più illustri). Nel suo stile stringato ma sempre chiaro passa in rassegna i nomi e le opere principali della storica meteorologia braidense, con frequenti citazioni dai testi originali e senza tralasciare giudizi e pareri personali: è da queste citazioni e da alcune sue valutazioni che forse si può trarre il principale interesse dalla lettura del suo contributo. Vi si possono cogliere gli aspetti scientifici e metodologici, in lenta ma continua evoluzione, di un’epoca ormai trascorsa quando la meteorologia era certo ben più semplice di quella attuale, che comunque in quella ha le sue fondamenta. È infatti pur sempre alle misure che bisogna necessariamente tornare: per descrivere e conoscere la realtà fisica e su questa testare e validare i modelli, oggi strumento primario di previsione, sperimentazione ed esplorazione. Cosa tanto più importante in questa fase in cui il cambiamento del clima, la cui conoscenza non può evidentemente prescindere dalle misure del passato, assume un’importanza sempre maggiore per i suoi impatti (quelli già osservati, ma ancor più per quelli previsti) sull’ambiente naturale, su quello urbano e sull’umanità nel suo complesso.


Non è tuttavia, quella del Santomauro, un’opera idonea a ricostruzioni dettagliate del pensiero scientifico e dei metodi della meteorologia osservativa, mancando di approfondimenti e di bibliografia e per la sua stessa brevità. Sotto questo punto di vista molto più ha contribuito il lavoro (di decenni successivo) svolto da Buffoni, Maugeri, Chlistovsky ed altri collaboratori dell’Università Statale di Milano, che per ricostruire le serie storiche delle misure meteorologiche di Brera e renderle compatibili con le esigenze di uno studio scientifico del cambiamento climatico, hanno rivisto criticamente i documenti e registri originali, commentando e descrivendo in dettaglio strumenti e metodi degli oltre due secoli di misurazioni braidensi e quindi ricostruendone di fatto la storia scientifica.


Per un primo approccio alla storia della meteorologia milanese l’opera del Santomauro rappresenta però un’utile introduzione, essendo più abbordabile e di facile e veloce lettura: per tutti gli appassionati di meteorologia che vogliano saperne di più su una così importante istituzione, sulla sua storia e sulle problematiche fondamentali delle misure meteorologiche del passato è senz’altro un ottimo (e irrinunciabile) approccio agli aspetti storici della meteorologia a Brera e di questo specifico e un po' meno noto aspetto della Milano scientifica dei secoli scorsi.

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