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  • Chiara Paganelli

Qual è la città più inquinata del mondo?


Ci siamo posti questa domanda di fronte alle immagini della capitale dell’India, Nuova Delhi dove, praticamente tutti i giorni, un cielo bianco e una cappa di inquinamento fanno da cornice ai vivaci colori dei vestiti, dei cibi e degli edifici storici (come ad esempio il color mattone del “Red Fort”). La capitale indiana, negli ultimi anni, viene infatti valutata come la metropoli più inquinata di tutto il mondo, come riportato dagli studi compiuti dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). L’ultimo approfondimento, aggiornato al 2016, ha raccolto in un database i livelli di qualità dell’aria misurati tra il 2008 e il 2015 in circa 3000 città distribuite su 103 paesi del mondo.



Confrontando i valori medi annui di PM10 misurati nelle megalopoli con oltre 14 milioni di abitanti e per le quali si avevano a disposizione i dati di qualità dell’aria, Nuova Delhi è risultata essere di gran lunga la più inquinata, con 228 microgr/m3 medi annui, seguita dal Cairo, da Dhaka in Bangledesh e dalle altre metropoli indiane di Calcutta e Mumbai. L’inquinamento nella capitale indiana è attribuibile ai gas di scarico prodotti dall’elevato numero di veicoli in circolazione, ai generatori elettrici a diesel, ai rifiuti ai margini delle strade bruciati dalla popolazione nel periodo invernale per riscaldarsi e alle centrali a carbone presenti nelle periferie della città.


La situazione è nota al Governo Indiano che, nel novembre 2016, ha parlato di situazione di emergenza, soprattutto alla luce degli elevati livelli di particolato atmosferico fine (PM2.5), risultati essere 16 volte superiori al valore limite imposto dal governo indiano e quasi 90 volte il valore medio annuo, pari a 10 microgr/m3. Sono proprio le particelle fini ed ultrafini (PM1), in grado di penetrare profondamente nei polmoni, le principali responsabili dei tumori polmonari e dei danni all’apparato cardio-vascolare. Uno studio commissionato dal Controllo Centrale sull’Inquinamento indiano (Central Pollution Control Board) effettuato sui bambini di Nuova Delhi di età compresa tra i 4 e i 17 anni, ha riscontrato danni irreversibili nei polmoni della metà dei 4.4 milioni di bambini che vivono nella capitale.


Le città più inquinate del mondo


Allargando l’orizzonte su scala mondiale, lo studio effettuato dall’OMS ha riscontrato che oltre l’80% delle persone che vivono in aree urbane è esposta a livelli di inquinamento superiori ai limiti definiti dalla stessa OMS. Le popolazioni più colpite sono quelle delle città a basso e medio reddito: il 98% delle città con più di 100mila abitanti, con reddito medio-basso, non soddisfano le linee guida sulla qualità dell'aria dell'OMS, mentre la percentuale scende al 56% per le città ad alto reddito.


Nonostante i tentativi di mitigazione effettuati da alcune nazioni “più ricche” volti a ridurre le emissioni degli inquinanti, dai dati misurati in 795 città di 67 paesi registrati tra il 2008 e il 2013, è emerso un trend positivo delle concentrazioni di PM10 e PM2.5 in tutto il mondo.

In particolare, nei paesi a basso e medio reddito del Medio Oriente e del sud-est asiatico sono stati misurati i livelli di particolato atmosferico più elevati.


Dai dati di PM10 di molte città del mondo (non solo metropoli), le città più inquinate sono risultate Riad, capitale dell’Arabia Saudita, Ma’ ameer, un villaggio del Bahrain dove sorge una grande area industriale petrolifera, seguite dalle metropoli di Nuova Delhi, Dakha, Cairo e dalla capitale della Mongolia Ulan Bator. Nelle periferie di quest’ultima, in particolare, si registrano elevate concentrazioni di PM2.5, che raggiungono valori 10 volte superiori agli standard nazionali. Ai margini della città vivono infatti quasi 200mila persone che, durante la stagione invernale, cucinano e si riscaldano nelle tende tradizionali bruciando carbone, che dà origine al particolato fine ed ultrafine. L’accumulo delle polveri sottili in ques’area viene poi favorito dalla orografia del territorio (Ulan Bator si trova in un bacino naturale), che spesso induce episodi di inversione termica.



Non per forza le megalopoli sono le città più inquinate del pianeta, come insegnano gli esempi di Ma’ ameer e Ulan Bator, seppur l’estensione e il numero di abitanti siano di notevole importanza. Uno studio condotto dalla Nasa ha mostrato come il rapporto “popolazione-inquinamento” cambi a seconda delle aree geografiche. Più nel dettaglio, la relazione tra i due dipende dallo sviluppo industriale dell’area, dall’emissioni pro-capite, dal tipo di inquinante e dalla morfologia del territorio. Quest’ultima, ad esempio, influisce fortemente sulla qualità dell’aria della nostra Pianura Padana dove, dati i lunghi periodi di stabilità atmosferica e la scarsa ventilazione, vengono favoriti l’accumulo degli inquinanti e i conseguenti superamenti del limiti normativi.

Anche a parità di numero di abitanti di una città, un inquinante può essere presente in concentrazioni differenti a seconda dell’area geografica in cui sorge la città. Il biossido di azoto (NO2), ad esempio, è presente in concentrazioni 6 volte superiori in una città europea di 1 milione di abitanti rispetto ad un città indiana con la stessa popolazione. Questo perché l’NO2 viene principalmente emesso dai gas di scarico delle automobili alimentate a diesel, più utilizzate in Europa che nel subcontinente indiano. Ne sanno infatti qualcosa i londinesi di Oxford Street, strada che è stata nominata la più inquinata del mondo per quanto riguarda il biossido di azoto, a causa dell’elevato numero di veicoli e autobus alimentati a diesel.


I dati raccolti nel database dell’OMS sono comunque “riduttivi” dal punto di vista globale: il confronto dei livelli di inquinamento viene fatto per le città che forniscono i dati e l’attenzione si concentra di conseguenza sul mondo sviluppato. Non tutte le città hanno le risorse o la volontà politica per creare sistemi di monitoraggio degli inquinanti atmosferici e potrebbero esserci grandi aree con elevati livelli di inquinamento, anche superiori a quelli misurati nelle megalopoli e riportati nello studio dell’OMS. Delle 3000 città analizzate, infatti, solo 39 appartengono all’Africa Sub-Sahariana e 102 si trovano in America Latina, dove vivono 604 milioni di abitanti in ambienti fortemente urbanizzati ma scarsamente monitorati. Un approccio alternativo ai sistemi di monitoraggio consiste nelle misure satellitari, che hanno ad esempio rilevato elevati valori di inquinanti nelle città dell’Africa Occidentale (una su tutte la metropoli nigeriana di Lagos).



In post successivi ci occuperemo dei livelli di inquinamento misurati nelle città europee e nelle nostre città italiane. Se al momento però siete curiosi di conoscere la qualità dell’aria nelle vostre città esiste un sito gestito dall'EPA (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente americana) che riporta, per molte città del mondo, un indice di qualità dell’aria giornaliero (AQI), collegato ai possibili effetti a breve termini che i principali inquinanti atmosferici possono avere sulla salute della popolazione. Più elevati sono questi indicatori, più inquinata sarà l’aria e maggiori saranno gli effetti nocivi che gli abitanti possono riscontrare.

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